30 anni di Repubblica

di Carlo Pompei

Il PCI si dissolse nel 1989 per questioni estere, il suo surrogato era progettato per resistere allo tsunami provocato da tangentopoli.
Le prove che avrebbero dovuto inchiodarne componenti e probabilmente i vertici, scomparvero per magia contestualmente al suicidio di Raul Gardini.
Rimase in piedi, però, il capo di accusa per la maxi tangente.
Di Pietro di lì a poco intraprese carriera politica, ma, coerentemente, abbandonò la magistratura.
Lo fece nelle file di quel che rimaneva del partito contro il quale non riuscì (non siate maliziosi) a trovare prove schiaccianti.
I tempi del CAF (Craxi Andreotti Forlani) erano tramontati, Spadolini l’aveva scampata in calcio d’angolo, ma soprattutto Napolitano, da ex ministro e da ex presidente della Camera, ne usciva pulito e profumato, con grande soddisfazione e sollievo di D’Alema, Veltroni e Occhetto che ancora remavano nella stessa direzione sulla “gioiosa macchina da guerra”, mentre Fassino – essendo più alto di tutti – guardava più lontano, verso le banche: Cossutta aveva ragione, Mosca non avrebbe pagato per sempre.
Alla Cortina cominciarono a preferire Davos.
Nel frattempo, in quegli anni si firmano trattati importanti, ma la classe politica italiana è in subbuglio e le sedi sono vacanti, chi le occupa non vuole o non può decidere indipendentemente, l’Europa pressa e non stanchi di fregature sulle monete uniche, gli italiani lanciano gli ultimissimi spicci in lire a Craxi.
Grillo è in brodo di giuggiole, il suo nemico è abbattuto e il di lui partito è polverizzato.
Ha un’idea, ma ci vorranno venti anni per realizzarla e soprattutto ci vorrà l’aiuto di uno stravagante capellone, un tizio a metà tra John Lennon e Bill Gates.
L’Europa, dicevamo: in quel periodo Germania e Francia hanno governi stabili e sono attenti ai contratti che vengono “proposti” (ma da chi?). Noi, invece, sull’onda lunga dell’onestà (vi ricorda qualcosa?) di mani pulite, vogliamo dimostrare che siamo affidabili, che i ladri sono stati assicurati alla giustizia e che un fesso indefinito traghetterà l’Italia nell’avventura europea.
Sì rivelerà un lancio senza paracadute.
L’inde-fesso Prodi, quindi, supportato da un “sottile” ex braccio sinistro di Craxi, miracolosamente scampato al citato tsunami, dirà che il popolo italiano è d’accordo.
La leggenda narra che fu firmato alle 19, 36 minuti, 27 secondi.
Come sappiamo, però, il piano non andò come previsto, la sinistra capitolò davanti a quello che doveva essere il loro punto di forza.
Se hanno cacciato Craxi, gli italiani saranno furiosi anche con i suoi amici, pensarono.
E invece no, agli italiani il nuovo che avanza piace, sarà votato, accusato, denigrato, condannato. Insomma: sarà.
Ma sarà anche la fortuna di giornalisti che costruiscono la propria carriera per cercare di distruggere la sua.
Fiumi di inchiostro – direbbero i retorici – nulla di più.
È ancora lì a contendersi la poltrona da premier contro l’ennesimo frutto dell’antipolitica.
Chissà dove sarà tra venti anni.
Di Maio, che avete pensato?

Carlo Pompei

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