L’editoria in poche righe

Un giornale cartaceo ha tre forme di sostentamento possibili e l’una (purtroppo, in alcuni casi) non esclude l’altra:
• Il rimborso editoria nella misura del 50% delle spese sostenute l’anno precedente;
• Introiti da pubblicità che ospita sulle sue pagine;
• Introiti da vendite in edicola e/o abbonamenti.
Precisiamo subito che nessun giornale riuscirebbe oggi a “tirare” avanti soltanto con quest’ultima: ci si riusciva a stento venti anni fa con una concorrenza sul web pari a zero, pertanto una delle altre due voci diviene necessaria.
Premettiamo, inoltre, ai sostenitori del web che dovessero rivendicarlo come ultimo baluardo della democrazia, che i server sono volatili (anche quelli dei backup), e un archivio cartaceo, se correttamente mantenuto, non necessita di messaggi tipo “condividi prima che lo facciano sparire”.
Ma torniamo al nostro ragionamento.
L’informazione si differenzia dal gossip e dall’intrattenimento, pertanto il rimborso dovrebbe tenere conto del campo di azione della Testata, stilando una classifica di pubblica utilità e conseguente ripartizione del rimborso in funzione di interesse sociale, distribuzione, foliazione e cura dei contenuti.
Restando con i piedi per terra, però, (questo intento meritocratico in Italia è fantascienza), analizziamo chi prende il rimborso e chi campa di pubblicità.
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• Con rimborso editoria

Vantaggi per l’informazione:
– giornale libero da qualsiasi influenza, anche statale (checchè ne dicano i grillini che ignorano);
– non necessita di un editore forte, alias “padrone”;
– può e deve essere gestito da cooperativa di giornalisti e poligrafici regolarmente assunti o regolarizzati e retribuiti, pena la perdita del diritto al rimborso;
– non sono previste plusvalenze per i soci a fine anno;
– non ruba spazio all’informazione con i moduli pubblicitari.

Svantaggi e obblighi per la cooperativa editrice:
– se non hai soldi da investire per i primi tre anni, rassegnati, non puoi farlo;
– il rimborso coprirà, come anticipato, qualora approvato, soltanto il 50% delle spese sostenute l’anno precedente;
– dati i punti precedenti, il bilancio non sarà mai in attivo, ma in pareggio, come da statuto di cooperativa, considerati anche gli introiti da vendita e abbonamento: più una missione, che una speculazione;
– se tagliano il rimborso dal Dipartimento editoria, tutti a casa, in barba alla pluralità di informazione e allo stato sociale.
– obbligo di presentazione dei certificati di congruità di cooperativa agli ispettorati del Ministero del Lavoro, del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), al Dipartimento Editoria, al Garante per la Comunicazione (AGCOM), al Registro degli Operatori della Comunicazione (ROC) presso il CORECOM e all’Agenzia delle Entrate per le rispettive competenze di controllo, pena la perdita del diritto al rimborso.
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• Con pubblicità

Vantaggi per l’editore:
– Liquidità immediata (non aspetta un anno per incassare i soldi degli inserzionisti) non sottoposta a rendicontazione statale, se non per obbligo di impresa, all’Agenzia delle Entrate.
– Il giornale generalmente è di un privato (padrone), probabilmente già miliardario o di una lobby affaristica, ben più pericolosa di un partito politico: Montanelli lasciò Berlusconi per questo motivo;
– Obbligo di assunzione per i praticanti aggirabile, possibilità di motivare esuberi con dichiarazione di calo delle vendite e delle inserzioni.
– Nessun codice etico che imponga la pubblicazione di una notizia rilevante, men che meno in presenza di conflitto con un inserzionista (se questi vende latte in polvere avariato, non siete tenuti a denunciarlo, figuriamoci se dovete rimuovere la sua inserzione). Sebbene in questi casi siano previste sanzioni dai medesimi organi di controllo citati, i tempi e i modi sono notevolmente più “elastici”.

Svantaggi per l’informazione:
– Raramente le notizie non portano acqua al mulino dell’editore.
– La metà degli spazi è pubblicitaria o redazionale (marchette).

Per certo, infatti, il giornale che ospita pubblicità – cosa che noi, con Linea, evitammo come la peste – è decisamente meno libero: se una banca ti compra il paginone centrale per sette uscite consecutive a centomila euro ad uscita, sarà difficilissimo parlare di anatocismo in prima pagina, men che meno di una informazione svincolata da potentati economici.

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