Votare, una metafora semplice

Molti sono convinti che votare significhi decidere.
Votare significa decidere di far decidere qualcuno al posto tuo, come quando rilasci delega in bianco a un condomino per le prossime assemblee.
Quando conferisci delega, lo fai innanzitutto perché non puoi intervenire personalmente, ma individui un interesse comune con il prescelto dalla tua fiducia, con l’eletto meritevole, in sintesi.
Pertanto, se hai un problema di pianerottolo, sceglierai un pari livello, ma se hai un problema di colonna preferirai l’avvocato o il commercialista dei piani superiori, nonostante essi condividano con te esclusivamente il problema all’ordine del giorno.
Nell’assemblea successiva, però, la tua fiducia potrebbe essere mal riposta, gli interessi potrebbero non coincidere e il tuo delegato potrebbe usare i tuoi millesimi contro di te.
Nel tal caso sarebbe opportuno intervenire personalmente, ma nell’impossibilità è preferibile non delegare alcuno.
L’assemblea non raggiungerebbe il quorum necessario e la decisione sarebbe rimandata.
Ingovernabilita?
Certo, ma è meglio un rinvio che una decisione sbagliata.
Soprattutto se l’amministratore ha già deciso come gestire gli esiti, qualsiasi essi siano.
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